Sono 99 i nuovi ulivi infetti, risultati positivi alla Xylella fastidiosa, con l’avanzata della pandemia degli ulivi che continua a dilagare nella Piana degli Ulivi Monumentali. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, sulla base dell’aggiornamento di Infoxylella in relazione al cruscotto pubblicato sul sito istituzionale "Emergenza Xylella", con altri 5 rapporti di prova che registrano quasi 100 ulivi infetti, di cui 12 in zona contenimento, 3 a Locorotondo, 8 a Fasano e 1 a Crispiano e i rimanenti 87 in zona infetta, di cui 86 ad Ostuni ed 1 a Martina Franca.
“Uno scenario ‘senza difesa’, soprattutto nell’attuale contesto pugliese dove è determinante l’attività di contenimento della malattia è inimmaginabile, con 11 nuovi focolai tra Locorotondo ed Alberobello e il secondo focolaio registrato ad ovest di Crispiano. L'efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe, anzi il sistema dei monitoraggi e campionamenti va potenziato, perché la lotta all’insetto vettore è stata trascurata e monitoraggi e campionamenti degli ulivi fino ad oggi si sono basate principalmente su analisi visiva di piante troppo spesso asintomatiche", afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
I risultati delle analisi statistiche condotte dagli enti di ricerca impongono una seria riflessione circa il nuovo regolamento comunitario approvato il 14 agosto 2020 che ha ridotto a 50 metri, dai 100 metri inizialmente previsti, l'area buffer ovvero il raggio dell’area focolaio intorno alle piante trovate infette e soggette a taglio obbligatorio – aggiunge Coldiretti Puglia - per sottrarle all'azione di diffusione degli insetti vettori, come la cicalina sputacchina. Se la sputacchina cammina fino a 400 metri in una stagione, l’area buffer di 50 metri risulta decisamente insufficiente a contenere il rischio contagio, quindi si ottiene solo un’azione di rallentamento della diffusione, non certo l’estinzione dei focolai più avanzati nelle aree cuscinetto sul fronte epidemico che richiederebbe invece azioni ben più drastiche.
La vastità del problema, la rilevanza economica della coltura per l’intero territorio regionale e le prescrizioni – insiste Coldiretti Puglia - della normativa fitosanitaria comunitaria e nazionale in caso di ritrovamento di patogeni da quarantena impongono scelte e provvedimenti urgenti, anche in considerazione della diffusione della malattia che, dopo aver causato il disseccamento degli ulivi leccesi ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando sino alla provincia di Bari, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’economia e sull’occupazione.
Da quando è stata confermata la presenza della Xylella fastidiosa in Salento nel 2013 – aggiunge Coldiretti Puglia, in base alla elaborazione di dati Sian - la produzione di olio ha subito un trend negativo che rischia di diventare irreversibile, con una diminuzione dell’80% in provincia di Lecce, mentre a Brindisi la produzione di olio è diminuita del 16% e del 4% in provincia di Taranto.
Ancora ferme al palo le risorse per il contrasto al vettore da destinare agli enti pubblici – denuncia Coldiretti Puglia - per la rimozione degli ulivi secchi, la ricerca, la diversificazione produttiva, con il fallimento delle misura per gli innesti degli ulivi monumentali che ha registrato l’adesione di sole 91 aziende agricole per la farrigonosità dell’intervento.
Il contagio della Xyella ha già provocato con 21 milioni di piante infette una strage di ulivi – conclude Coldiretti Puglia - lasciando un panorama spettrale, con oltre 8mila chilometri quadrati di territorio colpito dalla fitopatologia, pari al 40% del territorio regionale.