Serve un impegno risoluto perché il Piano per la rigenerazione del Salento vada senza inutili e pretestuosi ritardi in Conferenza Stato - Regioni, attivando la necessaria sburocratizzazione a livello regionale affinché le risorse arrivino subito ad agricoltori, frantoiani e vivaisti. E' quanto afferma Coldiretti Puglia, che torna a chiedere alla Regione Puglia di attivare tutti gli strumenti utili ad utilizzare con tempi e modalità celeri i 300 milioni di euro per la ricostruzione dell'economica agricola salentina, non appena sarà approvato il Piano proposto dal Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova.
"Le risorse del Piano destinate alla riconversioni colturali devono servire a far scorrere la graduatoria della sottomisura 4.1C del Piano di Sviluppo Rurale - afferma il presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele - perché delle 770 domande presentate, con i 32 milioni di euro del PSR, risultano finanziabili solo 277 imprese agricole, un numero troppo basso che va sostenuto con adeguati fondi a disposizione. Inoltre, gli agricoltori saranno destinatari dei benefici con gli interventi compensativi sulle calamità naturali e con la sottomisura 5.2 del PSR, mentre sono stati raddoppiati i fondi a disposizione dei frantoi per consentire una adeguata ripartenza e non è ipotizzabile alcun ritardo o rinvio, perché il Salento ha già pagato a caro prezzo gli anni di errori, incertezze e scaricabarile della Regione Puglia nella gestione della malattia".
Al rallentatore istruttorie e pagamenti delle domande del PSR per l’espianto e il reimpianto di ulivi resistenti nell’area infetta da Xylella - denuncia Coldiretti Puglia - per cui sono stati pubblicati decreti di pagamento per soli 3 milioni di euro, contro i 50 milioni di euro a disposizione.
“I ritardi nella gestione del PSR hanno come effetto che i rimpianti stanno procedendo col contagocce. Tempi celeri e determinazione sono i due imperativi assoluti perché anni di errori, incertezze e scaricabarile hanno creato in provincia di Lecce il disastro colposo che è sotto gli occhi di tutti”, insiste il presidente Cantele.
L’avanzata della malattia ha lasciato 21 milioni di ulivi secchi dietro di sé, man mano che la Xylella avanzava sul territorio spostandosi verso nord a una velocità di più 2 chilometri al mese con conseguenze economiche, produttive, occupazionali e sociali con un danno stimato di 1,6 miliardi di euro, denuncia Coldiretti Puglia.
"Resta la vitale necessità di liberalizzare tutte le pratiche agronomiche, non condizionando i reimpianti alle sole specie olivicole resistenti, per non vanificare progettualità e finanziamenti per la diversificazione delle filiere”, conclude il presidente Cantele.
La deroga ai vincoli è indispensabile – aggiunge Coldiretti Puglia - per liberalizzare i reimpianti con l’adeguata diversificazione colturale è un passaggio fondamentale per una ricostruzione efficace dal punto di vista economico e paesaggistico, puntando oltre che sulle due varietà resistenti di ulivo Leccino e FS17, sempre con il supporto della scienza, su altre varietà tipicamente mediterranee come il mandorlo o il fico, perché bisogna ridare agli agricoltori le chiavi delle loro aziende e il loro futuro, attraverso i reimpianti, gli innesti e la sperimentazione, privilegiando tutte le piante ospiti appartenenti a varietà per le quali vi sia una evidenza scientifica, anche se non definitiva, su tolleranza e resistenza al batterio.