22 Aprile 2022
LA DIRETTIVA UE EMISSIONI INQUINANTI COLPISCE ANCHE LA ZOOTECNIA BIOLOGICA

Per ridurre i livelli di inquinamento la Commissione europea ha pubblicato una proposta di revisione della Direttiva 2010/75/Ue che prevede l’ottenimento di specifiche autorizzazioni ambientali dalle autorità nazionali per gli impianti industriali altamente inquinanti in modo da limitare le emissioni inquinanti.

La proposta presentata è quella di ampliare l’ambito di applicazione della Direttiva, che fino ad ora riguardava esclusivamente gli allevamenti avicoli e di suini di grandi dimensioni – ovvero con oltre 40mila polli o 2mila maiali – anche agli allevamenti bovini con oltre 150 capi. In tal modo la Commissione equipara le emissioni delle stalle a quelle degli stabilimenti industriali mettendo a rischio 21mila allevamenti rappresentativi di gran parte della produzione zootecnica nazionale, che garantiscono occupazione a 150.000 persone.

Attualmente la Direttiva incide solamente sul 5% degli allevamenti europei ma la nuova proposta mira a includere un numero di allevamenti 10 volte superiore a quello coperto dalla Direttiva originale arrivando a riguardare il 50% degli allevamenti europei.

Tali adempimenti appesantiscono le condizioni degli allevamenti già toccati dall’insostenibile aumento dei costi provocati dalla guerra in Ucraina. Nel contesto dell’evidente emergenza sulla sicurezza e autosufficienza alimentare per l’Italia e l’Europa aperta dal conflitto ucraino-russo, si tratta di misure che penalizzano la produzione nazionale ed europea a favore delle importazioni da paesi extracomunitari (spesso realizzate senza reciprocità quanto a criteri sanitari, ambientali e sociali) e rischiano di porre una tassa indebita sui consumatori.

Per di più la Direttiva inciderebbe anche sulla zootecnia biologica, proprio quel metodo produttivo che la Commissione indica come fondamentale nelle strategie europee per rafforzare la sostenibilità ambientale e per offrire un contributo determinante alla protezione del clima e dell’ambiente e alla fertilità del suolo.

La revisione della direttiva, infatti, anche per il biologico, metterebbe dei limiti alle dimensioni complessive degli allevamenti, cosa che, fino ad oggi, non era mai stata considerata tra i requisiti della regolamentazione di settore. La dimensione degli allevamenti, infatti, per il biologico non è mai stato considerato un fattore che incide sulla sostenibilità della pratica agricola.

Le limitazioni imposte dalle regole europee del biologico hanno sempre considerato esclusivamente il rapporto tra capi allevati e terreni disponibili ed hanno posto correttamente dei paletti ben chiari per favorire un utile carico animale ad ettaro.

Occorre ricordare che il sistema europeo, anche grazie alla zootecnia biologica, è l’unico al mondo ad aver ridotto le emissioni di gas a effetto serra (del 20% dal 1990) e tale dato potrebbe diminuire ancora guardando all’esperienza italiana, in cui le emissioni costituiscono il 7,1% rispetto al totale.

Le potenzialità di miglioramento sono alla portata della nostra zootecnia puntando fin d’ora sulla gestione dei residui e sulla produzione di energia rinnovabile attraverso il biogas e il biometano. Coldiretti confida nell’intervento del Governo italiano, nella direzione già assunta dal Governo francese che detiene la Presidenza di turno dell’Ue fino a fine giugno, affinché nei prossimi passaggi dell’iter legislativo in Parlamento ed in Consiglio, la proposta della Commissione sia profondamente rivista.

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