25 Febbraio 2022
FONDI PENSIONE, RENDIMENTI AL 4,9 E AL 6,4% NEL 2021

Ammontano a 212,6 miliardi di euro le risorse destinate al settore della previdenza integrativa a fine 2021, in base agli ultimi dati statistici resi pubblici dalla Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, con un attivo netto per i fondi negoziali che supera i 65 miliardi di euro.

Nel linguaggio tecnico si parla di previdenza complementare o di secondo pilastro pensionistico, perché nasce con l’intento di consentire ai lavoratori di costruirsi nel tempo una pensione da affiancare a quella pubblica obbligatoria, il primo pilastro, che in futuro sarà sempre più bassa.

In Italia, se ne sente parlare almeno dal 1993 e anche se alla fine del 2021 la Commissione di vigilanza sui Fondi pensione, la Covip, conta circa 8,8 milioni di iscritti, con 9,745 milioni posizioni aperte e una crescita del +4,3 per cento rispetto al 2020, secondo gli ultimi dati diffusi a febbraio, ancora oggi resta un investimento previdenziale non per tutti. Per questo lo sviluppo della previdenza integrativa, come incentivarla, per farla decollare tra i giovani per garantire redditi adeguati in età pensionistica continua ad essere tra i temi centrali dell’agenda politica.

I due principali strumenti della previdenza integrativa sono essenzialmente i fondi pensione che possono essere “negoziali”, costituiti per accordo tra sindacati e imprese o “aperti”, promossi da banche e assicurazioni, nonché i Piani previdenziali individuali di tipo assicurativo, i c.d. “Pip”, che sono essenzialmente dei contratti di assicurazione sulla vita. Quante volte nel sentirne parlare ci siamo ripromessi di approfondire l’argomento per valutarne la convenienza. Un buono spunto di riflessione arriva ora dagli ultimi dati pubblicati, a febbraio, dalla Covip.

La Commissione di vigilanza sui Fondi pensione ha esaminato i rendimenti del settore e il bilancio dell’anno scorso è risultato sostanzialmente positivo. In base ai dati, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, nel 2021 il rendimento medio offerto dai fondi negoziali e aperti è stato pari rispettivamente al 4,9% e al 6,4 %. I PIP di ramo III hanno reso l’11,1%, quelli di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non ai valori di mercato, è stato pari all’1,3%.

Dal 2012 a fine 2021, il rendimento medio annuo composto è stato del 4,1% per i fondi negoziali, del 4,6 per i fondi aperti e del 5 per i Pip di ramo III e al 2,2% per le gestioni di ramo I. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari all’1,9% annuo.

Fiorito Leo

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