19 Aprile 2022
FERTILIZZANTI: AL VIA LA REVISIONE DELLA NORMATIVA VIGENTE

Il Ministero delle Politiche agricole ha elaborato la proposta di decreto ministeriale di modifica della norma (il d.lgs 75/2010) che attualmente disciplina i fertilizzanti, per evitare che si crei un vuoto normativo che potrebbe impedire la non commercializzazione di tali prodotti a seguito dell’applicazione del nuovo  regolamento Ue n.2019/1009. Tale regolamento, con il quale l’Unione ha introdotto nuove norme in materia di fertilizzanti,  si applica a partire dal 16 luglio 2022, andando a sostituire ed abrogare l’attuale regolamento n. 2003/2003.

È opportuno precisare, però, che l'adozione di tale schema di decreto ministeriale non è collegato all'adeguamento del d.lgs. n.75/2010 in funzione dell’entrata in vigore delle nuove norme europee, bensì nasce per specifiche esigenze operative del comparto agricolo nazionale.

La Commissione europea, infatti, nonostante i gravi ritardi nell'implementazione del Regolamento Ue, che lo rendono di fatto non applicabile, non è assolutamente intenzionata a concedere una fase transitoria per i concimi a norma del Reg. CE n.2003/2003. E' necessario, dunque, definire almeno a livello nazionale un quadro normativo che consenta alle imprese agricole nazionali di non perdere una componente fondamentale per la produttività dei terreni, analogamente a quanto stanno facendo altri Stati membri dell’Unione.

In merito a tale schema di decreto, sono state sollevate alcune questioni. In primo luogo, la necessità di procedere velocemente  con la pubblicazione del nuovo schema di decreto ministeriale, affinché si possa far fronte a due importanti  criticità: i ritardi nel processo di implementazione  del Regolamento 2019/1009 e la mancanza di un periodo transitorio per i concimi disciplinati dal Reg. 2003/2003, che sarà abrogato il prossimo 16 luglio 2022.

Se il nuovo Schema di Decreto non dovesse entrare in vigore in tempo utile per consentire alle imprese produttrici di fertilizzanti di immettere in commercio prodotti ai sensi del nuovo schema di decreto, si prospetta il concreto rischio di avere effetti negativi per il comparto agricolo, ad esempio, per i concimi minerali che rappresentano il 70% circa dei fertilizzanti usati in Italia. La situazione è aggravata notevolmente anche dall’ attuale crisi legata al conflitto tra Russia e Ucraina.

Il regolamento (UE) 2019/1009 propone un'armonizzazione volontaria, che consente agli operatori economici di beneficiare del marchio CE o di immettere i propri prodotti sul mercato secondo le normative nazionali. Si prevede che questo approccio rallenterà l'armonizzazione del mercato dei fertilizzanti a livello Ue, con conseguenti danni. Inoltre, il nuovo regolamento implica la necessità di sviluppare nuovi standard per verificare i nuovi requisiti dei diversi prodotti che incorpora, il che contribuirà a rallentarne la piena adozione.

Alla luce di quanto sopra, vi è il timore tra produttori e utilizzatori che l'abrogazione del regolamento 2003/2003 possa creare confusione nel mercato nazionale e persino impedire la commercializzazione di determinati fertilizzanti, pertanto, è stato predisposto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali lo schema di decreto in corso di approvazione che inserisce nella normativa nazionale i concimi CE.

La proposta di decreto sta per essere inviata all’Unione secondo la procedura Tris che mira a prevenire l'insorgenza di ostacoli nel mercato interno delle normative tecniche  prima che si concretizzino

Tale schema di decreto introduce delle modifiche nelle  parti degli allegati del d.lgs. n. 75/2010  relative a : i concimi nazionali, i prodotti ad azione specifica,  con riferimento agli inibitori della nitrificazione, le tolleranze, l’etichettatura per le sostanze di calcinazione , la prova della denotabilità per le i fertilizzanti a base di nitrato ammonico  ad elevato titolo di azoto, le nuove disposizioni relative all’agricoltura biologica in merito a concimi, ammendanti e nutrienti introdotte dal reg. UE n. 1165/2021 ed infine  le norme riportate sempre in allegato al decreto sulla domanda che devono inoltrare i fabbricanti dei fertilizzanti per l’immissione in commercio di tali prodotti.

A fronte di quanto sopra evidenziato, è necessario che, laddove le Amministrazioni componenti  optino per azioni aggiuntive rispetto a quelle sin qui effettuate, tali azioni sianoposte in essere in tempi rapidissimi al fine di non pregiudicare il  lavoro sin qui svolto.

Intanto, la delega al Governo per l'adeguamento della norma nazionale al Reg. 2019/1009 è ancora in corso di esame in Commissione Politiche dell'Unione europea del Senato, e ovviamente, ci vorrà tempo per la revisione del D.Lgs. n. 75/2010 che sarà affrontata e condivisa all’interno del Gruppo di lavoro per la protezione delle piante-Sezione fertilizzanti, istituìto al Ministero.

Per quanto concerne gli obiettivi stabiliti dalla strategia dell’UE Farm To Fork (riduzione del 50% della perdita dei nutrienti e riduzione del 20% nell'utilizzo dei fertilizzanti) data l'estrema rilevanza che riveste questo tema e le annesse politiche del Green Deal, questi aspetti verranno regolamentati nella nuova PAC (che entrerà in vigore a gennaio 2023) e relativi piani strategici nazionali.

Per quanto riguarda, infine, l'Allegato 13, relativo all’agricoltura biologica,  in considerazione del fatto che tale aggiornamento dovrà entrare nella procedura Tris, con le relative tempistiche, il MIPAAF ha ritenuto opportuno aggiornarlo solo nelle parti in comune con il Regolamento CE 2003/2003 e per trasporre le prescrizioni del Regolamento di esecuzione del biologico (Reg. 2021/1165). Anche tale aspetto, comunque, potrà essere affrontato una volta risolta la criticità derivante dalla prossima abrogazione del Regolamento 2003/2003

Si evidenzia, infine, che attualmente, il mercato italiano dei fertilizzanti vale circa 1 miliardo di euro, di cui il 70% riguardante i fertilizzanti minerali e il rimanente 30% a quelli a base organica. La distribuzione geografica dei consumi di fertilizzanti si mantiene in linea con quella degli scorsi anni (circa il 65% nelle regioni settentrionali, il 15% in quelle centrali e il 20% nel mezzogiorno).

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