In una società che rischia di impoverirsi sempre di più anche a livello di relazioni, e con una situazione aggravata dalla pandemia, dal basso nascono iniziative alimentate dalla condivisione di valori, prospettive, diritti e doveri e capaci di generare percorsi di corresponsabilità. In questo contesto le aziende che praticano agricoltura sociale hanno dato e continuano a dare un grande contributo. Grazie alle opportunità nate dalla legge di orientamento, che promuove la multifunzionalità agricola, e alle linee guida definite della legge 141/2015, molti imprenditori agricoli scelgono di non seguire esclusivamente il profitto ma di fornire anche servizi alla comunità. Diversificare l’agricoltura con attività di tipo sociale diventa così una scelta tanto individuale quanto collettiva, in quanto tutto il complesso sistema del welfare territoriale viene coinvolto (famiglie, servizi sociali, servizi sanitari, associazioni di promozione sociale, cooperative sociali, ecc.).
Dopo un lungo anno di limitazioni e chiusure, per l’emergenza Covid, le fattorie sociali sono tornate ad accogliere in sicurezza i bambini proponendo attività ricreative ed educative a contatto con la natura, hanno realizzato percorsi di formazione, recupero e apprendimento garantendo opportunità a genitori di bambini e ragazzi con disabilità. In alcuni casi le aziende hanno anche saputo offrire agli anziani dei luoghi sereni e sicuri in cui recuperare la socializzazione e la condizione psicofisica attraverso l’ortoterapia, i corsi di rieducazione posturale o le escursioni in campagna. Infine, e non meno importante, le fattorie sociali hanno dato opportunità nel campo occupazionale, offrendo possibilità di reinserimento lavorativo a persone in difficoltà attraverso corsi di formazione per l’apprendimento di nuovi mestieri o addirittura l’impiego diretto nelle stesse aziende agricole. Un tirocinio lavorativo su tre in agricoltura si trasforma infatti in posto di lavoro stabile.
In Italia sono presenti circa 9.000 fattorie sociali, di cui oltre 1000 nella Rete di Campagna Amica. La vitalità e resilienza di queste aziende, la loro attenzione alla sostenibilità ambientale ed etica, la capacità di entrare in relazione con le comunità in cui si trovano, il recupero di beni pubblici o confiscati alle mafie rende queste aziende dei luoghi in cui costruire modelli di sviluppo alternativi, più ecologici e solidali che sono e diventeranno sempre più necessari per fronteggiare le crisi del nostro Pianeta. L’agricoltura sociale si presenta, infatti, come un antidoto strategico alle vecchie e nuove emergenze.
Negli ultimi decenni in Italia sono infatti aumentate le disuguaglianze e si sono diffuse nuove povertà. Dalla prima crisi economica del 2008 i cambiamenti che si sono susseguiti sono stati così tanti e così veloci, ad aggravare il quadro è intervenuta poi la pandemia.
Pensando alla povertà, è quasi automatico associarla a un problema di mancato accesso ad un certo livello di benessere economico ma la situazione è ben più complessa. La povertà infatti non è solo un fenomeno più o meno residuale che colpisce quegli individui e quelle famiglie che non riescono a raggiungere una certa stabilità economica. E’ invece una situazione molto più sfaccettata, alimentata da meccanismi di esclusione, processi di marginalizzazione e dal deterioramento delle reti di protezione. Un fenomeno che riguarda ormai diversi segmenti di popolazione come ad esempio le minoranze etniche, gli immigrati, ma anche gli anziani, i giovani scarsamente istruiti, le madri sole, i disoccupati.
I dati Istat evidenziano che nel 2020 il livello della povertà assoluta ha raggiunto i valori più elevati dal 2005, inizio delle serie storiche. In Italia sono più di due milioni le famiglie che si trovano in condizione di povertà assoluta (7,7%) e oltre 5,6 milioni gli individui (9,4%). Aumentano i poveri estremi ma aumentano anche gli impoveriti, aumentano la paura, la rabbia, l’insicurezza, il disagio psicologico, l’emarginazione. Anche questa è povertà.
Accanto a forme di intolleranza e di sfiducia nell’altro e nelle istituzioni, a fianco di comunità chiuse e a episodi di non inclusione nascono tante iniziative orientate al miglioramento delle opportunità per tutti i membri della comunità. E dunque il ruolo delle aziende che praticano l’agricoltura sociale è sempre più rilevante in una società complessa e che tende ad accentuare le disuguaglianze.