Il superamento del coprifuoco alle 22,00 e la possibilità di apertura all’interno dei locali per il servizio al tavolo e al bancone in 22mila bar, ristoranti, pizzerie e 900 agriturismi in Puglia vale per la ristorazione in fatturato almeno 400 milioni di euro al mese. E’ quanto stima la Coldiretti Puglia in riferimento alle decisioni della Cabina di Regia sull’allentamento delle misure anticontagio a 6 mesi e mezzo dall’entrata in vigore dello stop agli spostamenti dalle 22,00 alle 5,00 su tutto il territorio nazionale.
Attualmente solo circa la metà delle attività di ristorazione hanno potuto riaprire sulle 360mila presenti in Italia lungo tutta la Penisola che sono stremate dalle chiusure obbligate, dallo smart working e dall’assenza del turismo. Ma in difficoltà – continua Coldiretti Puglia – è a cascata l’intero sistema della agroalimentare ben oltre 80mila tonnellate di vino e cibi invenduti.
I maggiori ostacoli si registrano nei centri urbani stretti tra traffico ed asfalto mentre nelle campagne – sottolinea la Coldiretti – ci si è organizzati secondo Campagna Amica per offrire agli ospiti, degli oltre diecimila agriturismi con attività di ristorazione riaperti, la possibilità di cenare sotto gli uliveti in mezzo alle vigne che stanno germogliando oppure nell’orto con la possibilità di raccogliersi la verdura direttamente. Costoso per tutti è invece il limite fissato per il coprifuoco alle 22 poiché – continua la Coldiretti – riduce le presenze ed impedisce i secondi turni.
Le chiusure affossano i 900 agriturismi pugliesi con la primavera che è la stagione preferita per gite fuori porta e scampagnate. La mancanza di vacanzieri si trasferisce a valanga sull’insieme dell’economia per il crollo delle spese per alloggio, alimentazione, trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. Non è un caso che nel 2020 a far registrare il risultato più negativo nei consumi – continua la Coldiretti regionale – sono stati gli alberghi ed i ristoranti con un calo del 40,2%, seguiti dai trasporti che si riducono del 26,5% e dalle spese per ricreazione e cultura che scendono del 22,8%.
Il cibo infatti – aggiunge Coldiretti Puglia – è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche.
La spesa in vacanza per il cibo lo scorso anno per la pandemia Covid – sottolinea la Coldiretti Puglia – è scesa del 58%, il minimo da almeno un decennio e gli effetti delle difficoltà delle attività di ristorazione – continua la Coldiretti – si sono fatti sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.
Senza turismo – evidenzia la Coldiretti regionale – sono a rischio anche i 311 tesori alimentari tradizionali dei borghi di Puglia custoditi da generazioni dagli agricoltori e salvati per sostenere la rinascita del Paese. Una patrimonio da salvare che – conclude la Coldiretti regionale – non ha solo un valore economico ma anche storico, culturale ed ambientale e che garantisce la sopravvivenza della popolazione anche nelle aree interne più isolate proprio nel momento in cui con il Covid pone l’esigenza di cambiare la distribuzione demografica della popolazione e ridurre la concentrazione nei grandi centri urbani.