La VII Sessione “Business forum Italia-Cina” alla presenza della premier italiana Giorgia Meloni e del primo ministro cinese Li Qiang con l’obiettivo di rilanciare le relazioni economiche, commerciali e gli investimenti tra l’Italia e la Cina si è concretizzato con un apposito tavolo su food e dell’agritech a cui hanno partecipato numerose aziende cinesi ed italiane, presieduto e coordinato dall’AD di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia. La priorità – dichiara l’amministratore delegato di Filiera Italia – è quella di aumentare l’interscambio agroalimentare tra i due Paesi”.
Lo scorso anno l’Italia ha esportato in Cina soltanto 580 milioni di euro di agroalimentare. ” Una cifra che – dice Scordamaglia – non può assolutamente essere considerata sufficiente per un mercato di circa 1,4 miliardi abitanti e che auspica oggi un cambiamento dei suoi modelli di consumo verso la qualità e la sicurezza”. Secondo Filiera Italia, bisogna investire ancora molto per superare le notevole difficoltà soprattutto di accesso ai sistemi di distribuzione locali. In forte aumento in Cina anche i consumi di prodotti biologici “altra opportunità per i nostri produttori” continua Scordamaglia.
Fondamentale in questo senso, secondo l’analisi di Filiera Italia, rimuovere anche una serie di barriere sanitarie e fitosanitarie che penalizzano le nostre filiere, a cominciare da quelle esistenti sulle esportazioni italiane di prodotti di salumeria (da superare attraverso l’applicazione del principio di regionalizzazione e di trattamenti inattivanti quali cottura e stagionatura) della carne bovine e dell’ortofrutta. “Abbiamo peraltro evidenziato come i dazi non siano mai un elemento positivo per il consumatore e per le filiere produttive – ha affermato Scordamaglia – la via deve essere piuttosto quella di aumentare ed uniformare sempre più gli standard produttivi, siano essi ambientali, di sicurezza e lavorativi, dei prodotti alimentari”. In tal senso un particolare appello è rivolto ad evitare dazi sui nostri vini e i nostri formaggi o salumi come reazione ai dazi europei alle auto elettriche cinesi, misure queste ultime che Filiera Italia ha valutato sin dall’inizio inopportune ed inutili.